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Le prospettive dell’agricoltura ai tempi del coronavirus

6 Luglio 2020
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  • agricoltura|covid 19|Home News IT|olio

Santagata - News - Le prospettive dell’agricoltura ai tempi del coronavirus

La pandemia ha accelerato la necessità di cambiamento e innovazione in agricoltura intorno a quattro parole d’ordine: salute, trasparenza, eco-responsabilità e, non ultima, produttività (sono ancora vivide le immagini trasmesse dalle TV degli scaffali di prodotti alimentari vuoti nei supermercati al diffondersi delle notizie sul Corona virus). Guardando al futuro prossimo, l’incremento della popolazione mondiale e il bisogno di sicurezza e qualità spingerà verso l’alto la produzione agricola sia quantitativamente che qualitativamente. Da fonte SIAL (Salone Internazionale dell’Alimentazione di Parigi) tra il 2000 e il 2015, il numero di aziende agricole biologiche nel mondo è cresciuto 10 volte, in Francia, leader europeo del settore, su cinque nuovi prodotti alimentari uno ormai è bio. Questa tendenza sarà ulteriormente rafforzata nei prossimi anni e lo stesso segnale positivo si riscontrerà per i prodotti alimentari focalizzati sul benessere, che godono cioè della reputazione di possedere benefici nutrizionali, come l’olio extravergine di oliva. Secondo alcuni commentatori l’agricoltura italiana ha oggi una occasione storica, “tragicamente inaspettata”, per far risaltare la propria importanza in quanto settore primario. Diventa sempre più impellente la necessità di risolvere le sue criticità, dalla mancanza di mano d’opera al recupero del terreno coltivabile, alla ricerca finalizzata al contrasto dei fenomeni naturali avversi (xilella, cimice, siccità) e alla innovazione produttiva. Un esempio di innovazione nella coltivazione dell’ulivo sono le piantagioni a barriera o a siepe con razionali criteri di irrigazione e sfruttamento che si stanno impiantando in Spagna. La produzione italiana di olive rappresenta solo il 20% del fabbisogno nazionale e la eccessiva dipendenza da produttori esteri può rivelarsi sia un rischio in caso di crisi internazionale (nella previsione catastrofica di non riuscire a fermare la pandemia alcuni stati hanno prudenzialmente rallentato l’esportazione di prodotti agricoli di base), sia una mancanza di opportunità per il Made in Italy di cui crescono le potenzialità insieme alle imitazioni e alle falsificazioni.

Al Guggenheim di New York, il famoso museo di arte moderna e contemporanea, la mostra dal titolo ” Countryside, The Future” attualmente in corso rappresenta il segnale di una moderna sensibilità sull’agricoltura. Si tratta dell’evento emblematico che in sé prefigura una visione di futuro con al centro la campagna e la coltivazione e cura della terra. 40 anni fa uno dei due organizzatori, il celebre architetto urbanista Rem Koolhaas, aveva celebrato esattamente l’opposto scrivendo il “manifesto della manhattanizzazione del mondo”, che esaltava le metropoli e la deregulation urbana come unica possibilità sociale nell’era del consumismo. Oggi, attraverso questa iniziativa culturale al Guggenheim, lo stesso propone un mutamento radicale di rotta che tuttavia non è il ritorno a nostalgie bucoliche quanto piuttosto una visione tutta dentro il futuro dell’agricoltura (dalla chimica, alla ricerca, all’automazione, alla evoluzione bio-tecnologica, ai big data, all’uso dei satelliti e coì via). La mostra “Countryside, The Future” racconta di fatto, attraverso una narrazione d’avanguardia, la nuova centralità che spetta all’agricoltura e ai suoi “sacerdoti”, gli agricoltori. Sono una prova inequivocabile dell’importanza del lavoro contadino, in questi tempi di Corona virus, i voli charter carichi di lavoratori che arrivano in Germania e in Francia per consentire i necessari lavori agricoli. Un segnale forte che si aggiunge a quello ancora debole del ritorno alla terra di molti giovani. Pochi giorni fa Il Ministro dell’Agricoltura francese Didier Guillaume ha lanciato un appello perché tutti coloro che stanno perdendo il lavoro a causa della crisi da Corona virus raggiungano “il grande esercito dell’agricoltura francese che si trova a corto di manodopera e potrebbe offrire 200 mila posti”.

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